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Intervista Valeria Bruni Tedeschi sorella di Carla divisa fra palco e teatro

Vive in un mondo tutto suo, rigorosamente lontano dai social network e in bilico tra l’Italia e la Francia. Ma con un punto di riferimento fisso: Parte. Qualche giorno fa, Valeria Bruni Tedeschi ha tenuto un’affollata lezione aperta a Roma nell’ambito del Rendez-Vous, il Festival del nuovo cinema francese. In questa occasione abbiamo incontrato l’attrice e regista originaria di Torino e sorella della ex première dame Carla Bruni, facendoci svelare degli aspetti rimasti finora inediti del suo percorso umano e professionale.

“È come se avessi due identità”

Valeria Bruni Tedeschi  vivi da anni tra l’Italia e la Francia. Ti senti più italiana o francese?

«È come se avessi due identità. Ogni volta che | mi trovo qui in Italia poco : dopo sento la nostalgia della Francia, e viceversa. Da una parte continuo a sentirmi italiana perché la mia infanzia, che rappresenta il periodo costitutivo di una persona, l’ho vissuta per gran parte qui. Quando avevo nove anni, poi, nii sono trasferita in Francia e ho appreso molto anche Oltralpe, al punto che oggi sono naturalizzata francese. Ogni volta che mi ritrovo a recitare nei miei film lavoro su questa doppia identità. In E più facile per un cammello…, che è stato il mio esordio alla regia, mi sentivo molto diversa nelle scene recitate in francese rispetto a quelle in italiano. Ho notato che, oltre a parlare, ovviamente una lingua differente, neppure il mio corpo si muoveva nello stesso modo!».

Nel tuo prossimo film Les Estivanti Valeria Bruni Tedeschi  dirigerai tua madre, l’attrice Marisa Borini. Ce ne parli?

 

«Narra la storia di una famiglia che trascorre una vacanza in Costa Azzurra, dopo aver affrontato diversi problemi. Sono sempre felice di dirigere mia madre, che ritengo un’attrice molto brava oltre che precisa: lei è una perfezionista, qualità che le deriva dall’essere stata anche una eccellente pianista. Ma la mamma non sarà l’unica parente a recitare».

 

C’è un’altra presenza a sorpresa nel cast?

«Sì, lavorerò anche con mia zia, che in passato aveva fortemente desiderato fare l’attrice ma mio zio non glielo aveva mai permesso. Oggi, la sua determinazione le ha permesso di debuttare al cinema a 94 anni: un bellissimo esempio di tenacia. Mi è sempre piaciuto filmare persone che non fossero necessariamente attori, perché penso che attori si diventi nel momento in cui si ha voglia di farsi filmare».

Valeria Bruni Tedeschi  ti piacerebbe, un giorno, recitare o dirigere tua sorella Carla?

 

«Gliel’ho chiesto qualche volta, .ma puntualmente mi risponde che non le va.

 

Come sapete, lei ormai preferisce solo cantare».

Il tuo sogno nel cassetto?

«Recitare con Woody Alien, che mi è sempre piaciu-tb moltissimo. E visto che ultimamente tutti dicono di non desiderare più una collaborazione con lui, chissà che non sia finalmente arrivato il mio momento (ride)’. Per me lavorare con Alien continua a restare un sogno: spero possa un giorno avverarsi, visto che ogni suo film è come una medicina».

«Non sono social, forse dovrei?»

Sei pronta, quindi, anche a recitare in inglese…

«Ecco, l’unico problema è proprio il mio inglese che invece di migliorare non fa che regredire! In passato ho cercato di studiarlo, anche
seriamente, ma poi mi sono ritrovata a fare i conti con il fatto che non riuscivo a memorizzarlo. E oggi al massimo so dire “my name is Valeria” (ride)l».

Lo scorso anno hai vinto il David di Donatello per il film La pazza gioia e hai dedicato il premio alla tua psicoterapeuta. Quel filmato è diventato virale.

«Me l’hanno riferito. Non l’ho potuto constatare personalmente perché non sono social, come si dice: evidentemente non è la mia epoca, visto che tutto quel clamore non sono riuscita a seguirlo su Internet ma solo attraverso i racconti di chi mi circonda. Ho voluto sfruttare quella premiazione per dire ciò che provavo fino in fondo, con schiettezza, nonostante fossi abbastanza intimidita dalle circostanze».

Intervista tratta da Vero.

Perché ti tieni lontana dalla Rete?

«Fino a oggi, non ho permesso al web di entrare nella mia vita. Forse dovrei? Il mio rifiuto deriva dal fatto che Internet mi sembra una sorta di lavoro parallelo da imparare, e allora preferisco impiegare il tempo libero per leggermi un buon libro o per dedicarmi alla famiglia».

 

Molte tue colleghe di recente hanno preso parte alla campagna contro le molestie sulle donne, dopo

il polverone che si è alzato a livello internazionale con il caso Weinstein. Che cosa ne pensi?

«Nel nostro momento storico credo che questa campagna rappresenti una scossa meravigliosa per noi donne: è come se finalmente soffiasse un vento di libertà».

Tu hai mai subito avance “sopra le righe”?

«No, per fortuna non mi è mai capitato nulla del genere. Non ho mai avuto problemi di questo tipo in tutta la mia carriera. Ma non invidio chi ha provato la sensazione di avere una pistola puntata alla tempia…».

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