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Alessandro Siani è Martino in Mister Felicità

Portare la gioia nel cuore della gente in un momento di grande confusione e sfiducia generale»: è questa la missione di Alessandro Siani con il nuovo film, Mister Felicità. La pellicola narra la storia di Martino – interpretato proprio da Ale  un pessimista cronico che, grazie al “coach motivatore” Mr Gioia (Diego Abatantuono, ndr), e alla scintilla dell’amore per una campionessa di pattinaggio (Elena Cucci, ndr), ha una rinascita emotiva.

«Comicità per i più piccoli»

A Top, che lo incontra alla presentazione del film, scherzando dice: «Non è un cinepanet-tone né un cinestruf-folo, ma una commedia brillante. Una sorta di favola che racconta la realtà ed emoziona. Strizza l’occhio alle famiglie e, soprattutto, ai bambini, con una comicità che non usa doppi sensi e parole forti per strappare la risata. Ci sono molte gag a effetto che piacciono ai più piccoli, per i quali ho sempre molta attenzione».

Alessandro Siani  Chi è Martino e perché è così depresso?

«Un giovane disoccupato napoletano, indolente e disilluso, che, da quando è stato licenziato, vive in Svizzera dalla sorella. Un pessimista cronico che non cerca più lavoro e ripete una sorte di mantra ogni qual volta si trova di fronte ad un’azione quotidiana da svolgere: “Chi m’o fa fa?”. Nonostante tutto però è un personaggio positivo». .

In questo nuovo lavoro marchi le differenze tra ottimismo e pessimismo, pensiero positivo e negativo, tra chi reagisce agli inciampi della vita e di chi non ci riesce. Che cos’è per te la felicità?

«Il senso della felicità è qualcosa di universale, è fatta di piccole grandi cose che poi sono le più importanti. Quello che ho voluto trasmettere attraverso i protagonisti è la volontà di rialzarsi dopo una caduta. Sembra un argomento banale da trattare, ma è stato diffìcile raccontarlo con leggerezza e molte risate».

 

Sì, proprio lui: Diego Armando Maradona  compare sul palcoscenico del Teatro San Carlo per celebrare, con lo show “Tre folte 10”, i 30 anni dallo scudetto del suo Napoli con Siani e il rapper dementino. Ma Ma qualcuno fa notare che un palco del genere, così prestigioso e autorevole, in questo modo «si riduce a mero contenitore di eventi, senza manco far caso se superino 0 meno il lìmite del trash». E che «non risultano altrove Teatri che – a parte la storicità e l’importanza architettonica – presentano destinazione d’uso pari a quella del San Carlo, che abbiano mai accettato tali bizzarre contaminazioni». Un altro bel match per il grandissimo Diego.
Cosa ne pensi di chi ostenta esagerata-mente la propria gioia di vivere Alessandro Siani ?

«Dal pessimismo può nascere la felicità e magari dietro l’ottimismo si nasconde un’ombra di tristezza. E diffìcile dare un giudizio sulle persone si rischia di rimanere troppo in superfìcie».

Credi che nella trama di un soggetto cinematografico oppure teatrale ci debba per forza essere una storia d’amore Alessandro Siani ?

«A me piacciono le parti un po’ più romantiche e quelle che sento anche più vicine alla mia terra. Qualcosa deve smuovere i sentimenti, sollecitarli e stimolarli. Sin da quando ho sceneggiato il mio primo film (Ti lascio perché ti amo troppo, ndr) ho cercato di fare un mix. E poi una storia d’amore dipende molto da come la racconti».

«Lusingato, anche se…»

Si ride anche sulla Camorra. Come mai hai voluto metterla alla berlina?

«Il nostro compito è quello di fare sorridere, ma anche di far riflettere, i nostri personaggi non sono eroi, ma antieroi. In questo modo vengono depotenziati».

Alessandro Siani  Molti ti vedono come erede di Totò o Massimo Troisi: è una bella responsabilità, non credi?

«Ne sono lusingato, ma Troisi e Totò sono un’altra cosa. Per quanto riguarda questo film, un paragone con Troisi è inimmaginabile. Lui aveva una poesia che non può avere nessun altro».

«Per amore e libertà»

ISei autore e regista dello show Tre volte Maradona al teatro San Carlo, sei anche la sua spalla?

«Lo spettacolo è tutto incentrato su di lui, al massimo sonori suo massaggiatore. È uno spettacolo per celebrare il trentennale dello scudetto del Napoli e vede per la prima volta “el Pibe de oro” su un palco con una testimonianza d’amore e di autentica libertà».

 

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