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I Segreti del FodMap quali cibi evitare.

Si dice che l’intestino sia il nostro secondo cervello: sensibilissimo ai cambiamenti e in stretta connessione con il sistema nervoso, ci procura spesso grattacapi di diverso genere. A tutti è capitato, almeno qualche volta, di avere a che fare con antipatiche sensazioni di gonfiore, tensione addominale, stitichezza, diarrea. In alcune persone (si stima in una su sette) questi disturbi si presentano però in maniera costante: significa che soffrono della cosiddetta sindrome del colon irritabile (rbs), tanto fastidiosa quanto, a torto, considerata come un tabù.

Un libro per approfondire

Negli ultimi anni, uno studio australiano ha finalmente segnato una svolta significativa nella vita delle molte persone colpite dal disturbo. Lo studio ha identificato, infatti, una specifica ma ampia categoria di cibi che chi soffre di sindrome del colon irritabile dovrebbe sospendere per brevi periodi per stare finalmente meglio. Sene parla in maniera approfondita in un volume realizzato da Cinzia Cuneo in collaborazione con l’équipe di nutrizionisti Sos Cuisine, La Dieta Fodmap (Sperling&Kupfer). Qui si fa luce non solo su questi alimenti, ma anche sulle modalità in cui vanno sospesi e poi reintrodotti nell’alimentazione quotidiana: fermo restando che la dieta, ormai entrata a far parte di un protocollo ufficiale, andrebbe seguita sotto il controllo di un nutrizionista. Che cosa indica il termine Fodmap? «In generale rientrano in questa categoria dei particolari zuccheri che, una volta giunti nell’intestino, fonnano gas che fanno fatica a essere espulsi», spiega la dottoressa Chiara Boscaro, bioioga nutrizionista presso gli istituti clinici Zucchi di Monza. Il termine è un acronimo dall’inglese che identifica diverse categorie di zuccheri ed è derivato dalle parole fermentable (fermentabile), oligosaccharides (oligosaccaridi), disaccharides (disaccaridi) monosaccharides (monosaccaridi) and (e) pol-yols (polioli, cioè alcoli dello zucchero come maltitolo, xilitolo, mannitolo, presenti in molti cibi “light”). Come suggerisce il nome, la caratteristica che accomuna tutti questi zuccheri è quella di fermentare nel colon perché non vengono digeriti nella parte più alta dell’intestino, quello tenue, come invece accade per gli altri nutrienti.

Dove si nascondono quegli zuccheri

Dove si nascondono questi zuccheri? Gli alimenti che li contengono sono numerosi, anche se non in tutti si trovano nelle stesse quantità: i broccoli ne sono ricchi, così come l’aglio, le cipolle, l’anguria, i ceci secchi, i porri, i pistacchi. Fra i cereali ricordiamo l’orzo e i prodotti a base di segale; fra i latticini il latte di mucca, capra e pecora; ma si tratta solo di pochi esempi, in quanto le tabelle relative alle diverse categorie di Fodmap sono molto ricche.

Ma in quali casi il nutrizionista suggerisce ai suoi pazienti questa particolare dieta fodmap?

 

«La Fodmap è indicata per quei pazienti che soffrono di disturbi intestinali di vario tipo ma che, nonostante visite specialistiche ed esami anche invasivi come la colonscopia. non hanno una diagnosi; ed è. naturalmente, consigliabile a chi ha già una diagnosi di sindrome di colon irritabile»,

 

risponde la dottoressa Boscaro.

 

«11 nutrizionista deve rispettare i protocolli»,

approfondisce,

 

«ma, nello stesso tempo, personalizzare il più possibile la dieta alle esigenze del paziente, sia per quel che riguarda i suoi gusti alimentari, sia in base alla sua sensibilità ai diversi cibi. Da questo punto di vista è molto utile far tenere da subito un diario alimentare così da identificare con la massima precisione gli alimenti che disturbano. Attenzione, però: la dieta deve avere una durata massima di due mesi. Non dimentichiamo, per esempio, che prevede l’elimir nazione di molte fibre, importanti per l’organismo, che non si possono ridurre per troppo tempo»,

 

aggiunge la specialista. Per quel che riguarda i miglioramenti, in molti casi si apprezzano dopo soli quattro o cinque giorni di dieta.

 

«Il diario alimentare serve anche a tenere traccia dei miglioramenti così da segnalarli al medico, che in questo modo potrà perfezionarla ulteriormente»,

evidenzia la nutrizionista.

 

Una volta che il paziente sta meglio, i diversi cibi possono essere gradualmente reintrodotti nell’alimentazione quotidiana.

 

«In genere si reintroduce un alimento ogni tre-quattro giorni: se proprio si capirà che un cibo è davvero mal tollerato dal paziente, dovrà allora essere eliminato»,

chiarisce la nutrizionista.

Che fare, infine, se dopo un periodo anche lungo di benessere i fastidiosi sintomi intestinali si ripresentano?

«In effetti può capitare, per esempio in concomitanza di un momento di stress, al quale l’intestino è molto sensibile: basterà consultare nuovamente il nutrizionista e prevedere nuovamente un breve perìodo di sospensione dei Fodmap più nocivi per riprendersi da eventuali ricadute»,

 

conclude la specialista.

 

Articolo sulla fodmap tratto da Vero.

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