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Mika parla della sua casa con Luciana Lettizzetto

Un tuffo in un arcobaleno di colori pop, atmosfere sfornate e ritmo alla ricerca di una sintesi armonica tra vita vera e sogno surreale. Un gioco di rimandi spazio-temporali che stupiscono, divertono e fanno riflettere. C’è tutta la magia del mondo di Mika, con il suo talento e la sua trascinante carica, nella seconda edizione di Stasera Casa Mika, su Raidue il martedi sera. Malgrado l’esordio poco brillante in termini di ascolti, lo show è stato il programma più commentato sui social. Il cantautore libanese naturalizzato britannico, con la sua squadra di autori e i responsabili di rete, ha puntato su un’inedita contaminazione tra generi, coniugando intrattenimento e narrazione. Elemento centrale è il tema del viaggio: quello nel Paese di oggi e quello in cui l’istrionico musicista-presentatore. viene teletrasportato, l’Italia di cinquantanni fa, nella fiction in pillole II ragazzo che viene dal futuro. Se nella prima edizione Mika, che continua a confermare il suo talento, era affiancato da Virginia Raffaele e da Sarah Fel-berbaum, quest’anno l’artista, oltre ad accogliere numerosi ospiti famosi a ogni puntata, ha voluto accanto a sé Luciana Littizzetto e la sua verve. Altra presenza fissa è Gregory, attore teatrale inglese, storico amico del cantante.

La parola d’ordine di Stasera Casa Mika sembra la sperimentazione, a partire dal Pescamotage per cui, attraverso una porta magica, ti ritrovi nell’Italia del 1967. Che cosa ti ha colpito di più di quel momento storico?

«Per il mondo dello spettacolo è stato un periodo molto proficuo. Mi sono documentato. Da una cosa che imparavo ne nasceva subito un’altra. Sono andato da Renzo Arbore per farmi raccontare di quegli anni e lui mi ha parlato molto di Mariangela Melato. Ho scoperto così questa incredibile attrice e i suoi sketch televisivi, come quando uscì dalla valigia a Canzonissima. All’inizio Arbore non voleva venire in trasmissione, ma sono stato a casa sua due volte e alla fine sono riuscito a convincerlo».

«L’incontro con il pastore sardo»

Com’è andata l’esplorazione di alcune città italiane, calandoti in realtà particolari come quelle dei pastori sardi o dei cantanti d’opera?

 

«Non mi andava solo d andare in gondola per far rìdere due minuti. M’interessava parlare con le persone portare qualcosa in studio trasformare in gesto o canzone. L’esperienza a Gergei. Sardegna, non è stata così facile come mi aspettavo. Quel del pastore è il mestiere piu ’ antico del mondo,  che impariamo sui banchi scuola. Incontro quell’uomo mi dice che il suo è un lava disgraziato, povero. Si abbandonato dal mondo, ha colpito che non abbia portato con sé, nemmeno per un pomeriggio, i suoi figli. Mi ha spiegato che teme che a loro possa accadere quello che è successo a lui da bambino: non vuole che “s’innamorino” delle pecore, che stabiliscano una connessione emotiva con loro, e quindi facciano la sua vita da grandi».

«Crea sorpresa nel pubblico»

Che valore aggiunto ti dà la presenza della Littizzetto?

«Luciana è divertente, intelligente e veloce, ma, soprattutto, mi dà più libertà. Mi ha aiutato a rompere la barriera tra “fuori onda” e “in onda”, a mediare tra le due dimensioni, creando un contrappunto tra i momenti molto curati di cui è fatto il programma con altri più naturali e spontanei, con un margine di improvvisazione che crea sorpresa».

A fare da colonna sonora allo spettacolo c’è un tuo brano, It’s my house.

«E il primo pezzo del mio nuovo album, che uscirà l’anno prossimo. E nato per quello, senza pensare allo show. C’è stata poi una contaminazione e ne sono contento».

Sei un artista camaleontico. Ma non hai un po’ di timore a mostrarti in vesti sempre differenti?

«Io inseguo sempre quella paura che si prova quando si intraprende qualcosa di nuovo: quando mi sento un po’ scomodo, vuol dire che la direzione è quella giusta. L’importante è che in tutto ciò che faccio ci sia sempre la musica: pulisce la mente e mi aiuta a mettere le cose in ordine».

 

 

Intervista a Mika tratta da Vero.

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