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Luca Zingaretti smette i panni di Salvo Montalbano e dice

Montalbano è una garanzia per quanto riguarda gli ascolti. Infatti, anche i nuovi episodi della fiction andati in onda di recente su Raiuno hanno messo a segno risultati da record, sopra il quaranta per cento di share, con oltre dieci milioni di spettatori. Un successo importante per Luca Zingaretti, che interpreta il protagonista da djciotto anni.

«Per lui le cose sono bianche o nere»

Luca Zingaretti nei panni di Salvo Montalbano hai conquistato un pubblico trasversale: non ti seguono soltanto gli adulti, ma anche i bambini. Che effetto ti fa?

«È la cosa che mi rende più fiero di tutte le altre e per questo devo ringraziare Andrea Camilleri (“papà” del personaggio, ndr), perché ha saputo disegnare il ritratto di un uomo che nella sua rettitudine è anche molto semplice e immediato. Montalbano è un uomo diretto, schietto, che vede le cose o bianche o in nere, senza mezze misure».

Montalbano riscuote tanto successo da parte del pubblico per le sue qualità?

«Sì, ma non solo. Il comportamento diretto accende la fantasia dei bambini e avvicina anche gli adulti, perché il suo modo di pensare apparteneva ai nostri nonni e alle generazioni passate. Inoltre, credo che la grande popolarità ottenuta dalla fiction dipenda anche dal fatto che si è riusciti ad attrarre un pubblico giovane, che si è affezionato al prodotto e ha continuato a seguirlo nel tempo».

«Interpreta l’umore del nostro Paese»

I nuovi episodi del Commissario Montalbano, andato in onda il 27 febbraio e il 6 marzo, hanno affrontato temi molto delicati. Come l’incesto, nella prima puntata.

«Entrambi gli episodi, l’uno tratto da un romanzo e l’altro da due racconti (di Camilleri, ndr), erano incentrati su vicende di famiglie problematiche. In generale, sono stati affrontati temi un po’ più cupi del solito, che forse rispecchiano il momento non troppo facile che stiamo vivendo non solo in Italia, ma in tutto il mondo tra crisi economica, guerra a un’ora e mezzo di gommone dalle nòstre coste e terrorismo. Andrea Camilleri, essendo un “giallista di razza”, riesce a interpretare e a raccontare l’umore, il sentimento di un popolo, di un Paese in un preciso momento storico. Ed essendo italiano, naturalmente rappresenta lo stato d’animo inquieto degli italiani».

Il commissario Montalbano continuerà ad andare in onda finché il pubblico amerà il personaggio, oppure finché Andrea Camilleri e Luca Zingaretti vorranno raccontarlo e portarlo in televisione?

«Mi piacerebbe interpretarlo fino a quando continuerò a divertirmi, ovviamente se il pubblico sarà d’accordo! Penso che da una parte sia normale, per un attore, provare il desiderio di interpretare ruoli sempre diversi, perché chi fa il mio lavoro ama vivere nuove sfide e nella mia carriera le ho sempre affrontate. Dall’altra, però, è altrettanto vero che per un attore è molto interessante, direi quasi una sfida e un privilegio, continuare a “essere” il personaggio che interpreta, a patto che senta di avere ancora qualche cosa da raccontare vestendo quei panni. Insomma, è bello avere la possibilità di seguire le evoluzioni di un personaggio nel corso del tempo».

Luca Zingaretti Cosa che a te, in effetti, sta capitando con il commissario Montalbano…

«Seguo le evoluzioni del commissario Montalbano da diciotto anni ed è una fortuna che l’autore sia ancora in vita, perché significa avere un continuo mutamento e vivere una costante evoluzione del personaggio. In ogni nuovo romanzo Camilleri aggiunge piccoli cambiamenti e per questo è un po’ come essere vicino a un amico che cambia nel tempo, evolve perché la vita va avanti. Non voglio perdermi la fine di questa avventura, anche se non dipenderà da me».

 

Cambiando argomento, nella vita di tutti i giorni, quando sei lontano dai riflettori, qual è la cosa a cui ti piace dedicarti di più?

«Alla mia famiglia» (sorride, ndr).

 

 

Intervista a Luca Zingaretti tratta da Vero

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